"La radio segue il governo!”. Con questa perentoria direttiva di Mussolini anche la radiofonia, nel delicato periodo della “transizione” (1943-45), si trova a riprodurre la scissione del Paese in due tronconi: la RSI che assorbe l’EIAR e parte del suo personale e il Regno del Sud da dove, sotto il controllo degli Alleati, riprende l’attività delle stazioni antifasciste. Ma nel clima cupo che aleggia sul Nord Italia durante il periodo di Salò, la radio, oltre a veicolare informazioni, vuole essere anche fonte di svago con i suoi programmi di intrattenimento e di musica. E le due dimensioni sono legate a doppio filo nella propaganda di guerra. Da queste premesse si sviluppa l’indagine del libro che prende in considerazione il sistema radiofonico dell’EIAR-RSI (canale ufficiale, stazioni parallele, false emittenti clandestine, singole testate dedicate a temi specifici dell’info-propaganda e radio collaborazioniste) e le significative esperienze di radiodiffusione partigiana, le quali cercano di opporsi al poderoso apparato nazifascista anche sul terreno della propaganda. Lo sguardo rivolto al paesaggio sonoro che fa da sfondo all’esperienza di Salò si profila così come un contributo interessante alla conoscenza di quei drammatici seicento giorni di vita italiana, oltre che una sfida coinvolgente dal punto di vista storiografico.
Ripercorrendo il tragitto compiuto durante il loro percorso di liberazione del territorio italiano, il volume affronta il tema della propaganda radiofonica all'interno della quale la musica leggera giocò un ruolo fondamentale - nelle stazioni progressivamente riattivate dagli Alleati. Ma le vicende relative a quelle emittenti, l'attività che gravitava intorno alle radio e lo scandaglio della "fonosfera" che avvolse gli italiani fra l'8 settembre e la Liberazione, si trasformano anche in efficaci strumenti per individuare gran parte delle dinamiche che agitano il Paese in quel periodo. In bilico tra le continuità dell'anteguerra e le innovazioni repentine introdotte dagli anglo-americani, la "voce" della nuova radio italiana diventa così l'espressione di un nuovo sentire collettivo e intercettarla risulta un modo per sintonizzarsi sullo spirito di quel delicato momento di "transizione".
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