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una lapide ricorda Radio Libertà |
La presenza di Radio Libertà, nella storia della Resistenza biellese, rappresenta senza dubbio un momento importante, anche se breve. L'aver pensato ad una emittente radiofonica clandestina durante il periodo partigiano è stata di per se stessa intuizione significativa, sia per le difficoltà organizzative connesse con la sua installazione in piena zona operativa, sia per il modo innovativo di concepire la propaganda che l'uso della radio comportava.
L'enfasi data all'ascolto radiofonico dal regime fascista e l'impressione provocata dalle trasmissioni di Radio Londra ne avranno certo influenzato la nascita. Così come un peso ha certamente avuto la presenza, a Biella, di Radio Baita. Ma la fantasia di sfruttare simili e diversi stimoli realizzando un'emittente radiofonica in piena regola è stata senza dubbio gesto di grande modernità.
Ricostruire la storia di Radio Libertà è impresa non facile. La sua originalità e unicità ne fanno argomento di grande interesse, tuttavia poche sono le informazioni certe di cui si dispone. Quelle che seguono sono solo alcune prime considerazioni sulla "storia" di Radio Libertà: più un annuncio di ricerca che una sintesi di quanto si conosce.
I primi tentativi di creare Radio Libertà sono dell'estate 1944: al Comando zona era giunto in quel periodo, pare grazie alla collaborazione del conte Filippo Maria Trossi, un apparecchio radiotrasmittente proveniente dall'aeroporto di Cameri. Ad occuparsene fu Sandro Berruto (Sam), un chimico farmacista, liberale, inquadrato nella 2a brigata "Garibaldi", con la collaborazione di Giovanni Passaglia (Gamma), un panettiere di Miagliano, Luigi Galleis (Gibo), un ferroviere di Biella, e Alfio Re (Grifo), un filatore pure di Miagliano. Dopo mesi di prove, installato l'apparecchio a Case Trabbia di Callabiana, il 14 dicembre riuscì a mettere in onda la prima trasmissione.
Sam era il compilatore dei programmi, Gibo lo speaker, Grifo il chitarrista, Gamma il tecnico. Le trasmissioni proseguirono, sia pure con difficoltà, per alcune sere, fino ai primi di gennaio, quando, per ragioni di sicurezza, furono interrotte a causa di un rastrellamento4. Ripresero alcune settimane più tardi da Sala Biellese. Qui furono "apportate alcune modifiche all'apparecchio e furono maggiormente curati i programmi. Alla chitarra iniziale venne aggiunta un'altra chitarra, una fisarmonica e una mandola e un coro. Il garibaldino Scat, maestro di musica, ne curò tutta la parte musicale. Si aggiunse un redattore: il garibaldino Lionello. Musica e coro: Scat, Pala, Fodretta, Athos, Gegi, Evaso, Pensiero" e altri.
La radio trasmise fino a pochi giorni prima della Liberazione: i fascisti riuscirono infatti a metterla a tacere solo nel corso dell'ultima offensiva, scatenata il 19 aprile.
Il 26 aprile lo staff di Radio Libertà riuscì "a mettere le mani addosso a Radio Baita distrutta dai fascisti prima della fuga e in mezza giornata con l'aiuto di due tecnici di Biella ri[uscirono] a rimontarla": le trasmissioni proseguirono quindi per alcuni giorni.
I testi delle trasmissioni, oltre duecento pagine dattiloscritte, rappresentano un riferimento fondamentale per la ricostruzione dell'attività, della storia della radio.
Radio Libertà trasmetteva inizialmente sulle lunghezze d'onda di 42,5 e di 21,5 metri e successivamente solo sulla lunghezza di metri 21. Le trasmissioni, della durata di circa mezz'ora, iniziavano alle 21.30; dal 15 aprile l'inizio fu anticipato di mezz'ora.
Il segnale della stazione era dato dalle prime prime dieci note di "Fischia il vento", eseguite alla chitarra, seguite dalla voce dell'annunciatore: "Radio Libertà, libera voce dei volontari della libertà".
Durante le prime trasmissioni, all'annuncio veniva aggiunta una precisazione: "Non abbiano dubbi coloro che ci ascoltano, siamo partigiani, veri partigiani. Lo dice la nostra bandiera: Italia e libertà. Lo dice il nostro grido di battaglia: 'Fuori i tedeschi, fuori i traditori fascisti'. Ecco chi siamo: null'altro che veri italiani. Le nostre parole giungeranno, valicando pianure e montagne, a tutti i compagni patrioti della Liguria, della Toscana, del Piemonte, della Lombardia, dell'Emilia, del Veneto, a tutti coloro che combattono per la nostra stessa causa. Viva l'Italia! Viva la libertà!".
Le trasmissioni comprendevano una gamma abbastanza differenziata di testi, prevedendo ogni sera: editoriali su argomenti vari, bollettini di guerra partigiani, notizie su avvenimenti locali e nazionali di rilievo, lettere di partigiani o familiari, saluti a partigiani o familiari, brani musicali e, talvolta, comunicati dei comandi partigiani o del Cln e persino poesie.
I comunicati del Cln e dei comandi partigiani erano spesso generici, ma, a volte, le indicazioni si facevano più precise negli obiettivi e nella formulazione. Tra questi, il più famoso, quasi mitico per l'enfasi con cui è trattato da molte delle fonti su Radio Libertà, è quello relativo all'invito allo sciopero generale in seguito all'eccidio di Salussola, nel marzo 1945: "Biellesi! Un nuovo crimine di inaudita violenza è stato commesso in questi giorni dai nazifascisti: venti partigiani sono stati barbaramente massacrati a Salussola! [...] Operai! lavoratori tutti! Scioperate! Sia questa, oggi, la vostra vibrante e solidale protesta contro chi vi insulta e travolge nel bestiale furore ogni più elementare diritto di umanità e di giustizia!".
Radio Libertà trasmetteva poi notizie riguardanti fatti che potevano confermare i successi dell'azione dei partigiani, sottolineando il consenso e la partecipazione anche civile alla guerra: "Nei primi quattro giorni di questa settimana nelle diverse formazioni partigiane biellesi, si sono presentati complessivamente sessantun militari appartenenti a diverse formazioni nemiche".
Fra le notizie compaiono talvolta alcune "Scenette quasi dal vero", che mettono in ridicolo, in modi vari, fascisti e tedeschi.
Importanza via via crescente assumono, nelle trasmissioni, le lettere e i riferimenti ad esse. Si legge nel testo di una delle prime: "Scriveteci: le vostre lettere presto o tardi ci giungeranno: siamo collegati con tutte le formazioni partigiane. Inviate la vostra corrispondenza in qualche zona partigiana e di qui le vostre lettere troveranno la strada per giungere a Radio libertà. Ricordate: Radio Libertà. Indirizzo: ogni casa d'Italia".
Sempre a "filo diretto" con gli ascoltatori le rubriche dedicate a messaggi e saluti: "Saluti a casa. I seguenti garibaldini salutano i familiari e gli amici: Mastrilli, Occhieppo Inferiore; Cichet, Biella; Pic, Tollegno [...]. Naro, Pavignano, saluta i genitori; Armando Deluca saluta i tre suoi fratelli, anch'essi partigiani in diverse formazioni partigiane".
La parte musicale delle trasmissioni rappresenta un capitolo a sé stante di notevole interesse. A Callabiana, come si è detto, i collaboratori erano pochi ma, con il trasferimento a Sala, il loro numero aumentò. Radio Libertà disponeva, in questa seconda fase, di una piccola orchestra e di un coro. Fondamentale, per il potenziamento della parte musicale, fu la collaborazione di Hans Striecher (Scat), un musicista professionista di origine austriaca.
Nella raccolta dei testi le informazioni relative alla musica sono molte, ma spesso generiche o indirette. Nella prima serie di trasmissioni si leggono spesso frasi come "suonare un disco", "suonare parte di un disco", "suonare disco alpino".
"L'inno del Piave" risulta, per una parte di trasmissioni, l'unico titolo citato; ad esso era dedicato anche un breve testo: "Ricordo, ero ragazzino, di cinque o sei anni. Un giorno a passeggio, la mia mano stretta in quella di mio padre. Passa, suonando, una banda. La gente si ferma e si scopre. Anche mio padre si ferma, si scopre e stringe la mia mano. 'Perché piangi, babbo?' - gli chiedo. 'Bimbo - risponde - un giorno anche tu quando sarai alto e soldato piangerai nel sentire questa canzone. È l'inno del Piave, la canzone di tutti i soldati, la canzone della patria' ".
Nei testi delle trasmissioni effettuate da Sala sono poche le indicazioni riguardanti la programmazione musicale, che probabilmente veniva gestita direttamente da Scat. Una conferma del successo delle esecuzioni musicali si trova tuttavia nella rubrica delle lettere degli ascoltatori: "A Luciana e Piera rispondiamo di aver letto la loro lettera direttamente al coro, e quindi ogni cosa si è messa a posto, le accontenteremo in una delle prossime sere". "Ringraziamo dei saluti le operaie del reparto pinzatrici della ditta Rivetti di Biella. Non possiamo far sentire loro la canzone che richiedono. Ad ogni modo ricambiamo i saluti".
Più difficile la ricostruzione del repertorio musicale perché rari sono i riferimenti ai canti partigiani eseguiti. Tra questi i più noti sono "gli stornelli di Radio Libertà", i cui testi non sono riportati nei dattiloscritti delle trasmissioni10. Indizi del loro successo tuttavia sono rinvenibili negli spazi dedicati alla posta: "Abbiamo letto gli stornelli [...] li passeremo al maestro direttore e concertatore dell'orchestra". "Abbiamo ricevuto anche gli stornelli, li metteremo in scena appena possibile". "Alla piccola alunna della scuola elementare, Didi. Siamo molto grati della tua bellissima lettera e siamo anche molto grati degli stornelli scritti in compagnia dei tuoi piccoli compagni: li abbiamo dati agli stornellatori e loro li faranno sentire"11.
Un ruolo portante nelle trasmissioni assumono i testi di commento, editoriali veri e propri, di solito posti in apertura, a volte anche più di uno per trasmissione. A questo genere di pezzi dedichiamo questa breve antologia. Sono, nel panorama dei testi conservati, quelli di maggiore impegno, sia per la lunghezza, sia per l'articolarsi dell'argomentazione. È affidato ad essi il compito di spiegare le ragioni politiche, sociali, civili, dell'azione del movimento partigiano e della radio.
Vi prevale un tono più educativo che propagandistico, da cui traspare una intesa implicita tra annunciatore ed ascoltatore12. Anche quando il discorso è rivolto a soggetti esterni all'uditorio modello, tedeschi, fascisti, scettici in genere, il "voi", quale interlocutore individuabile sintatticamente, finisce per sdoppiarsi, non trascurando mai di strizzare l'occhio agli ascoltatori fedeli alla linea e alle passioni della Radio. Una oscillazione che è tuttavia riscontrabile anche nel "noi" soggetto parlante: i discorsi vengono formulati a volte a nome di Radio Libertà, a volte a nome dei partigiani, a volte a nome, genericamente, degli italiani.
Mancano atteggiamenti "duri", argomenti ed argomentazioni sono, fondamentalmente, ciellenistici, sui quali avranno certo pesato le posizioni politiche di Sandro Berruto, responsabile della radio.
Al di là di alcune mitizzazioni l'ascolto era possibile in maniera costante soprattutto a Biella e in parte del Biellese e dell'Eporediese. È evidente tuttavia che l'importanza di Radio Libertà non dipende dall'ampiezza dell'audience ma dal suo stesso esistere. L'enfatizzazione del suo ruolo, che in taluni testi o testimonianze può essere scambiata per "agiografia", come si usa dire, ne conferma in chiave mitica l'efficacia e ruolo.
La pubblicazione di questi testi non vuole per nulla opporre quindi la razionalità del documento scritto alla vaghezza delle voci, costringendone l'immaterialità orale e uditiva nella rigidità del mezzo scritto, ma vuole fornire semmai un ulteriore, ancorché provvisorio, contributo di conoscenza ad un episodio tanto originale della Resistenza biellese.
ARTICOLO DI
Piero Ambrosio - Alberto Lovatto
TRATTO DAL SITO: http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/ambrosiolovatto190.html