Grazie all'interessamento degli amici M.llo Antonio Gravina e Capitano Michele Ciuffreda, ai quali va il mio più sentito ringraziamento, questa mattina ho ricevuto un bellissimo set di adesivi di Radio Bayan West l'emittente installata a Herat. Afghanistan, dagli specialisti in telecomunicazioni dell'Esercito Italiano impegnato da anni nelle operazioni di peacekeeping in questo complesso e pericoloso scenario geopolitico. Il set si compone di un logo stampato in diverse grandezze: nella prima foto è riprodotto lo sticker gigante, grande poco meno di uno schermo pc da 15 pollici.
Questo invece è un set di adesivi di piccole dimensioni e a segure la riproduzione dell'adesivo ti taglia media.
Dopo alcuni anni di training con speakers e giornalisti locali la gestione di Radio Bayan West è stata affidata alle risorse umane locali che continuano l'opera iniziata alcuni anni fa dai militari italiani. In questo articolo del maggio scorso a firma di Lorenzo Peluso viene illustrata la storia e l'evoluzione della radio in questi ultimi anni.
Herat – La radio, la comunicazione che arriva ovunque, anche e soprattutto in quei territori impervi, lontani, remoti. Poi, in un paese dove la copertura dei segnali televisivi è scarsa, come in Afghanistan, allora la radio fa certo la differenza. Il ruolo del nostro Paese in Afghanistan, in tema di comunicazione, è assolutamente essenziale. Grazie al lavoro degli uomini del 28° Reggimento “Pavia”, negli ultimi anni ad Herat la grande novità di Radio Bayan West. Strumento fondamentale per comunicare agli afghani il grande lavoro di stabilizzazione fatto dalle forze della coalizione internazionale a guida NATO. La responsabilità di Radio Bayan dallo scorso marzo però è stata trasferita ai locali, al gruppo di giovani giornalisti e non solo che negli anni si sono formai presso l’emittente radiofonica nella base NATO di Herat. Un minuzioso lavoro di comunicazione costante, quotidiano, creando quel contatto con la popolazione locale, raccontando ogni giorno l’altro Afghanistan, quello possibile, in lingua locale. Il processo di stabilizzazione del paese, se pur ha subito negli ultimi mesi un forte rigurgito di integralismo talebano, rimane pur sempre un obiettivo quasi raggiunto. In sostanza, è ora che le autorità locali guardino con maggiore attenzione alla gestione del loro paese. Anche in questo senso, la scelta di lasciare nelle mani delle autorità locali Radio Bayan, rappresenta un ulteriore tassello in quel lungo ed articolato percorso di democratizzazione del Paese. Tuttavia riamane la preoccupazione per il futuro prossimo. E’ noto infatti che i talebani temono la comunicazione quale strumento, non solo di informazione e conoscenza, ma soprattutto di crescita del popolo afghano. Dunque si può ipotizzare che nelle mire degli stessi talebani che stanno tentando la ripresa del controllo del Paese vi possa essere la conquista della radio. A Radio Bayan lavorano giovani che si sono formati nell’università di Herat ma non solo. Nel tempo hanno dimostrato grande professionalità ma soprattutto la voglia di voler cambiare realmente il loro paese. Di certo vi è, ad oggi, che fino a quando la radio rimarrà nella base di Herat la protezione è garantita. Intanto la speranza è che quei giovani talentuosi possano continuare a diffondere il verbo della libertà, della crescita e della democrazia, nel rispetto di quelle differenze che in Afghanistan sono marcate ed evidenti. Le divisioni tribali rimangono infatti un punto fermo da superare prima che il popolo afghano capisca il senso stesso dell’appartenenza ad una nazione libera e civile. In tale contesto, lasciare la guida dell’emittente radiofonica alle autorità afghane è certo un segnale inequivocabile di fiducia verso quel popolo che forse ha compreso quanto sia stato importante il sacrificio di quei 53 militari italiani che in 14 anni di missione hanno versato il loro sangue li, tra la polvere e la steppa dell’Afghanistan.
Qualche anno fa ebbe vasto eco la storia di Fatima Shefaie la prima donna speaker di Radio Bayan. Questo il lancio dell'Agenzia di stampa ADN-Kronos del 2012.
Herat, 3 lug. (Adnkronos) - Sa bene che il suo potrebbe essere un lavoro ''rischioso'' in un Paese come l'Afghanistan, ma allo stesso tempo è consapevole di essere un simbolo della ''fase di cambiamento'' vissuta dalle donne afghane: Fatima Shefaie, la prima donna speaker di Radio Bayan West, l'emittente dei militari del Comando regionale Ovest a guida italiana della missione multinazionale Isaf, svolge questa sua attività come ''una sfida. E io -dice all'Adnkronos- sono una persona che ama le sfide''.
L'obiettivo di Fatima è quello di informare ''il popolo afghano su quello che sta accadendo e che porterà ad uno sviluppo della società. Sto cercando di dare il massimo per comunicare messaggi utili a tutta la popolazione, soprattutto alle donne che devono conoscere le nuove realtà di questo paese''. La giornalista afghana ha messo in conto l'eventualità di essere contestata dai settori più integralisti della società. ''E' possibile che possa ricevere delle critiche, loro mi vedono in una situazione lavorativa che si discosta molto da quella abituale di una donna afghana'', osserva.
''Ho fatto questa scelta -aggiunge- perché era importante avere la possibilità di uscire da casa, e nello stesso tempo avere un lavoro, seppur rischioso, ma che vuole mostrare al mio popolo che le donne sono in una fase di cambiamento ed hanno voglia di migliorare e sono capaci di svolgere qualsiasi attività professionale''.
''E' stimolante -testimonia Fatima- essere giornalista in una radio in una zona militare e soprattutto lavorare con la coalizione Isaf, è un lavoro diverso e interessante per una donna afghana. La mia attività all'interno della redazione è mirata allo svolgimento di compiti precisi: raccogliere e scrivere notizie su argomenti relativi allo sviluppo della società afghana dando maggior risalto a tutto quello che riguarda la donna, alla sua crescita futura all'interno della società ed al miglioramento dei propri diritti. Finita questa attività trasmetto le notizie radiofonicamente''. La programmazione della radio ''è finalizzata principalmente a raccogliere informazioni sulle possibilità di sviluppo della società''.
Il giudizio di Fatima sull'operato dei militari italiani e della coalizione internazionale in Afghanistan, a più di dieci anni dall'inizio di Isaf, è positivo: ''penso che abbiano fatto il possibile, i cambiamenti sono evidenti in questi dieci anni, anche se il processo di rinnovamento è lento i risultati sono molto preziosi, molti uomini ora capiscono i benefici che sta avendo il Paese''.
L'impegno multinazionale ''ha rafforzato la società afghana dal punto di vista economico e della sicurezza. Grande crescita vi è stata dal punto di vista militare di questo sono felice perché la sicurezza del paese è uno dei fattori più importanti per dare la possibilità di sviluppo su altri fronti''.
Radio Bayan West è la componente regionale, realizzata dagli italiani per l'area Ovest del network di Isaf Radio Bayan, che trasmette dagli studi di Kabul su tutto l'Afghanistan. Le trasmissioni da Herat dell'emittente (motto ''The wave of your voice'', ''l'onda della tua voce'') sono iniziate ufficialmente giovedì 22 aprile 2010 con la messa in onda del messaggio di saluto alla popolazione registrato da Guido Crosetto, all'epoca sottosegretario alla Difesa, in occasione della sua visita al contingente italiano.
Radio Bayan ha una spiccata connotazione informativa, con particolare attenzione al mantenimento ed alla diffusione della cultura locale. Per quanto riguarda il palinsesto, tutti i giorni va in onda il programma Bazaar sounds, un contenitore musicale al cui interno trovano spazio notizie e previsioni meteo, approfondimenti e consigli su salute e prevenzione, oltre a rubriche culturali sulle principali figure del panorama artistico e sociale afghano, curiosità dai vari Paesi del mondo, notizie sportive. Una rubrica speciale è dedicata alla situazione delle donne nel Paese e alle questioni femminili.
All'emittente lavora personale militare specializzato, effettivo al 'Regional PsyOps' Support Element del comando di Herat. La direzione artistica e tecnica della Radio è affidata a personale militare italiano del 28° reggimento 'Pavia' di Pesaro, unità dell'Esercito specializzata nelle comunicazioni nei vari 'teatri operativi' in cui sono impiegate le forze armate italiane, con il concorso di un rappresentante dell'Aeronautica Militare. La redazione giornalistica è composta da 5 giornalisti afghani, tra cui Fatima. La copertura della radio è diffusa, attraverso la rete Nato, nelle principali zone urbane di pertinenza del contingente a guida italiana: Herat, Farah, Changcharan e Qal Y Now.
E visto che per farsi ascoltare c'è anche bisogno di ricevitori, a suo tempo è stata anche distribuita alla popolazione una radiolina che funziona con una piccola dinamo e con energia solare, come racconta questo articolo del quotidiano "La Stampa" a firma di Francesco Grignetti.
La radiolina in grigioverde è leggera, economica, e soprattutto intelligente: funziona con una dinamo o con l’energia solare. Indispensabile per un Paese come l’Afghanistan, dove l’energia elettrica è il privilegio di poche grandi città. Così i soldati italiani ne regalano a sacchi, di queste piccole radioline. Mossa furba per chi da due anni ha lanciato un’emittente, Radio Bayan, e sa che sarebbe del tutto inutile trasmettere programmi se poi la gente non ha modo di ascoltarli.
Da qualche tempo gli afghani si sintonizzano sempre più spesso sulla frequenza di 88,5 (com’è scritto in evidenza sugli apparecchietti) per ascoltare Radio Bayan, l’ultima invenzione delle pubbliche relazioni militari. Il contingente internazionale aveva bisogno disperatamente di entrare in contatto con la popolazione; un’emittente radio è ideale per un Paese del genere, sterminato, montagnoso, fatto di minuscoli insediamenti tra le valli, abitato da una popolazione quasi interamente analfabeta.
I soldati italiani trasmettono da Herat dalle 7 alle 10 del mattino, e poi alla sera. Musiche locali, programmi di intrattenimento, news. Il palinsesto di Radio Bayan non ha nulla da invidiare a una qualsiasi radio commerciale. Tutto in lingua locale, ovvio. Quindi il contingente s’è trasformato in editore. Uno staff di ufficiali del 28° reggimento Pavia, specializzati nelle cosiddette «comunicazioni operative», ha selezionato giovani conduttori e giornalisti afghani, li segue nella fattura quotidiana dei programmi, vista le news, commissiona inchieste.
«Naturalmente siamo un’emittente tutta particolare - raccontano - che non fa mistero di chi siamo e della nostra linea editoriale. Ma ci teniamo alla credibilità, perché ne andrebbe della bontà del progetto». Un progetto sofisticato: informare la popolazione di quanto di buono stanno facendo i soldati della missione internazionale in termini di nuove infrastrutture come scuole, strade e pozzi («L’obiettivo è quello di incrementare il consenso nei confronti delle truppe Isaf», si legge sui documenti ufficiali) e soprattutto mettere in buona luce la polizia e l’esercito regolare.
«Raccontiamo le loro operazioni contro gli “insurgents” e contro la criminalità. Intervistiamo i loro ufficiali. Facciamo parlare per la prima volta gli afghani agli afghani». Indubbiamente un gran salto culturale per un Paese che è stato al centro di trent’anni di guerra e che la follia taleban aveva gettato in un Medio Evo di ritorno.
Se i taleban avevano proibito la musica, Radio Bayan trasmette ininterrottamente i canti popolari. E alla gente, secondo quanto riportano i nuclei sul terreno di “psy-ops” (le operazioni psicologiche), questa scelta editoriale piace moltissimo.
Altro salto culturale immenso, Radio Bayan ha una conduttrice donna, Fatima, una giovane coraggiosa che conduce una trasmissione dedicata alla cultura tradizionale e al ruolo della donna. Nulla di rivoluzionario, c’è estrema attenzione a non urtare la sensibilità islamica. Ma intanto Fatima parla ai microfoni della radio ogni pomeriggio. E questa è un’altra piccola grande rivoluzione.
Si sprecano anche le interviste ai personaggi religiosi. Lo scopo è evidente: dimostrare che si può essere amici degli occidentali e allo stesso tempo buoni islamici.
Una recente campagna riguarda il pericolo degli ordigni esplosivi. Dato che sono moltissimi i civili afghani che ci rimettono la vita per colpa delle bombe piazzate dagli “insurgents” nelle strade - molti più dei soldati, anche se nessuno tiene questa contabilità di morte -, la strategia di Radio Bayan è di sottolineare dove sta il bene e dove il male. «Come si dice in questi casi, dobbiamo conquistare i cuori».
Intanto i tecnici delle “comunicazioni operative” guardano a Internet: quanto prima le trasmissioni andranno anche on-line per essere ascoltate negli Internet caffè. E siccome tra gli afghani è esplosa la passione per i telefonini cellulari, la prossima innovazione si chiamerà Podcasting, la radio in rete. Si sta sperimentando la trasmissione di un radio-dramma a puntate attraverso i cellulari. E chissà se le comunicazioni di massa non trionferanno là dove hanno fallito le armi.
La radiolina in grigioverde è leggera, economica, e soprattutto intelligente: funziona con una dinamo o con l’energia solare. Indispensabile per un Paese come l’Afghanistan, dove l’energia elettrica è il privilegio di poche grandi città. Così i soldati italiani ne regalano a sacchi, di queste piccole radioline. Mossa furba per chi da due anni ha lanciato un’emittente, Radio Bayan, e sa che sarebbe del tutto inutile trasmettere programmi se poi la gente non ha modo di ascoltarli.
Da qualche tempo gli afghani si sintonizzano sempre più spesso sulla frequenza di 88,5 (com’è scritto in evidenza sugli apparecchietti) per ascoltare Radio Bayan, l’ultima invenzione delle pubbliche relazioni militari. Il contingente internazionale aveva bisogno disperatamente di entrare in contatto con la popolazione; un’emittente radio è ideale per un Paese del genere, sterminato, montagnoso, fatto di minuscoli insediamenti tra le valli, abitato da una popolazione quasi interamente analfabeta.
I soldati italiani trasmettono da Herat dalle 7 alle 10 del mattino, e poi alla sera. Musiche locali, programmi di intrattenimento, news. Il palinsesto di Radio Bayan non ha nulla da invidiare a una qualsiasi radio commerciale. Tutto in lingua locale, ovvio. Quindi il contingente s’è trasformato in editore. Uno staff di ufficiali del 28° reggimento Pavia, specializzati nelle cosiddette «comunicazioni operative», ha selezionato giovani conduttori e giornalisti afghani, li segue nella fattura quotidiana dei programmi, vista le news, commissiona inchieste.
«Naturalmente siamo un’emittente tutta particolare - raccontano - che non fa mistero di chi siamo e della nostra linea editoriale. Ma ci teniamo alla credibilità, perché ne andrebbe della bontà del progetto». Un progetto sofisticato: informare la popolazione di quanto di buono stanno facendo i soldati della missione internazionale in termini di nuove infrastrutture come scuole, strade e pozzi («L’obiettivo è quello di incrementare il consenso nei confronti delle truppe Isaf», si legge sui documenti ufficiali) e soprattutto mettere in buona luce la polizia e l’esercito regolare.
«Raccontiamo le loro operazioni contro gli “insurgents” e contro la criminalità. Intervistiamo i loro ufficiali. Facciamo parlare per la prima volta gli afghani agli afghani». Indubbiamente un gran salto culturale per un Paese che è stato al centro di trent’anni di guerra e che la follia taleban aveva gettato in un Medio Evo di ritorno.
Se i taleban avevano proibito la musica, Radio Bayan trasmette ininterrottamente i canti popolari. E alla gente, secondo quanto riportano i nuclei sul terreno di “psy-ops” (le operazioni psicologiche), questa scelta editoriale piace moltissimo.
Altro salto culturale immenso, Radio Bayan ha una conduttrice donna, Fatima, una giovane coraggiosa che conduce una trasmissione dedicata alla cultura tradizionale e al ruolo della donna. Nulla di rivoluzionario, c’è estrema attenzione a non urtare la sensibilità islamica. Ma intanto Fatima parla ai microfoni della radio ogni pomeriggio. E questa è un’altra piccola grande rivoluzione.
Si sprecano anche le interviste ai personaggi religiosi. Lo scopo è evidente: dimostrare che si può essere amici degli occidentali e allo stesso tempo buoni islamici.
Una recente campagna riguarda il pericolo degli ordigni esplosivi. Dato che sono moltissimi i civili afghani che ci rimettono la vita per colpa delle bombe piazzate dagli “insurgents” nelle strade - molti più dei soldati, anche se nessuno tiene questa contabilità di morte -, la strategia di Radio Bayan è di sottolineare dove sta il bene e dove il male. «Come si dice in questi casi, dobbiamo conquistare i cuori».
Intanto i tecnici delle “comunicazioni operative” guardano a Internet: quanto prima le trasmissioni andranno anche on-line per essere ascoltate negli Internet caffè. E siccome tra gli afghani è esplosa la passione per i telefonini cellulari, la prossima innovazione si chiamerà Podcasting, la radio in rete. Si sta sperimentando la trasmissione di un radio-dramma a puntate attraverso i cellulari. E chissà se le comunicazioni di massa non trionferanno là dove hanno fallito le armi.
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