Kiev, Army FM (foto di Nolan Peterson)
Sono diversi anni che la tensione tra Russia e Ucraina “riscalda” il quadro geopolitico europeo e mondiale. Il conflitto sul terreno è per ora limitato al settore del Donbass, nella regione orientale del Paese al confine con la Russia, dove dal 2014 si combatte una guerra tra l’esercito di Kiev e i separatisti filorussi che hanno proclamato l’indipendenza di una parte della regione costituendo la “Repubblica Popolare di Doneck” e la “Repubblica Popolare di Lugansk”. Le due repubbliche non godono di riconoscimento internazionale se non dell’altro stato separatista filo russo dell’Ossezia del Sud che sul versante meridionale del Caucaso rivendica l’indipendenza dalla Georgia. Nello stesso anno la Russia ha annesso e occupato la strategica Crimea, rivendicando una primogenitura russa sul quel territorio. La guerra sul campo ha provocato finora circa 13 mila vittime, ma il timore che il conflitto possa estendersi e sfociare in guerra aperta tra schieramenti ben più importanti è sempre più forte. Gli interessi in gioco sono notevoli, dall’allargamento della NATO ad Est alla fornitura ai paesi europei di una componente energetica essenziale come il gas. Come sempre accade in tali frangenti, la componente etica di queste dispute passa in secondo piano: gli ucraini dopo aver provato sulla loro pelle il giogo russo-sovietico vogliono tornare nuovamente sotto la loro influenza? Le consistenti minoranze russofone delle comunità di confine sono davvero garantite nella loro autonomia e sopravvivenza all’interno di un contesto statuale tutt’altro che chiaro? Appare evidente che la quadratura del cerchio è assai ardua da realizzare e gli spazi di una negoziazione che salvi la faccia e gli interessi di tutti sono piuttosto stretti. In tale ingarbugliato contesto la propaganda gioca un ruolo fondamentale e tutti i mezzi sono utili per vincere la battaglia per la conquista delle menti prima che dei territori. La Rete costituisce un mezzo fondamentale per veicolare informazione, propaganda e disinformazione, ma la radio con la sua capillarità e semplicità d’uso rimane comunque uno strumento di guerra indispensabile da affiancare agli eserciti in armi, specie in un contesto di crisi globale. Radio ufficiali, radio di propaganda e spesso radio che “non esistono” fanno da colonna sonora ai drammi della storia. Senza tornare troppo indietro nel tempo basta ricordare il ruolo delle radio di propaganda nelle guerre balcaniche e nel genocidio Ruandese. Anche nell’attuale teatro di crisi dell’Europa Orientale la radio ha un ruolo fondamentale. Cerchiamo qui di analizzare le numerose forme di utilizzo di questo mezzo di comunicazione.
LE BANDE RADIOAMATORIALI
Nella crisi ucraina nulla viene lasciato al caso, nemmeno le bande amatoriali col suo pubblico di nicchia, costituito prevalentemente da radioamatori e appassionati di radioascolto. Chi pratica questa attività si aggiorna costantemente sui cambiamenti politici, gli assetti geografici, la formazione di nuovi stati e i cambi di regime. Da tutte queste variabili deriva la facilità o meno di aggiungere un nuovo country al proprio palmares, di ottenere una QSL o organizzare una spedizione DX. Ne consegue che un radioamatore-swl è considerato una persona preparata, in grado di assolvere la funzione di influencer, consapevole o meno non importa, nel proprio ambito relazionale. Il risultato di tutto ciò è che le bande radiantistiche, specie quella dei 7 MHz per quanto riguarda l’Europa, vengano invase periodicamente da radio di propaganda che con la loro forte potenza mettono a tacere il traffico radioamatoriale almeno fino alla chiusura delle trasmissioni. Radio Tirana è forse l’esempio più eclatante. Negli anni della guerra fredda e fino alla caduta del regime di Henver Hoxa, i radioamatori di tutto il mondo hanno dovuto subire le interferenze del forte segnale della radio albanese e non sono state da meno, in tempi più recenti, le radio che rappresentano gli interessi delle fazioni in guerra per il predominio nel Corno d’Africa. Nella crisi ucraina la banda dei 7 MHz viene utilizzata per lanciare messaggi di propaganda o di denigrazione tra operatori radio delle due fazioni. Considerata la sistematicità delle emissioni è lecito pensare che non siano emissioni lasciate al caso ma ben pianificate dalle rispettive strutture di intelligence deputate alla guerra psicologica. Questo tipo di propaganda è efficace? Di sicuro serve per far capire all’avversario che anche dall’altra parte c’è sempre qualcuno pronto a ribattere colpo su colpo. Gli organismi sovrannazionali preposti alla regolamentazione delle frequenze possono fare ben poco perché alla fine è sempre compito delle autorità nazionali far rispettare i regolamenti e nei casi di belligeranza nessuno è disposto a farlo. Peter Jost, tecnico svizzero, coordinatore della IARU (International Amateur Radio Union) per la regione 1, rilevando che dal giugno scorso il traffico pirata sulle bande radioamatoriali ha avuto un incremento esponenziale, ha invitato le singole autorità nazionali ad attivarsi per la soluzione del problema. Ovviamente le trasmissioni pirata continuano.
UVB-76 è il call sign più conosciuto e misterioso del mondo della radio. E’una eredità del sistema di comunicazioni strategiche e militari dei tempi dell’Unione Sovietica, rilevato ed aggiornato dal sistema di difesa della Federazione Russa. Ascoltarlo è facilissimo, basta sintonizzare un comune apparecchio radio e mettersi in ascolto sulla frequenza di 4625 KHz. Non aspettatevi spettacolari messaggi tipo SPECTRE, quello che si ascolta è il classico suono di un cicalino di quelli usati per le chiamate interne ripetuto 25-30 volte al minuto e per questo la misteriosa stazione è stata denominata “The Buzzer”. Il cicalino serve a tenere occupata la frequenza e a volte vengono trasmessi dei messaggi vocali cifrati in lingua russa. Un buon numero di appassionati è costantemente in ascolto sulla frequenza in attesa di un messaggio o di qualche evento al di fuori della Routine. Sulla reale funzione della stazione e sull’organismo che la gestisce permane il mistero e anche per questo nel corso degli anni sono circolate al riguardo le ipotesi più eccentriche. Quella più originale e catastrofista descrive il Buzzer come un precursore dell’utilizzo di un potente sistema di distruzione globale, più o meno come l’ “arma-fine-di-mondo” del Dottor Stranamore di Kubric. Con tutta probabilità si tratta semplicemente di un sistema di comunicazione che integra la vasta rete di controllo e di spionaggio che la Federazione Russa, come altre potenze globali, dispiega in tutto il mondo. Inevitabile, in coincidenza della crisi ucraina, la maggior attenzione riservata un po' da tutti a UVB-76 e al suo cicalino. Anche in questo caso disturbatori e hackers hanno iniziato una sistematica opera di jamming sulla sua frequenza operativa. Da diverso tempo il cicalino è disturbato da musiche varie, segnali di radiotelescriventi o dalla più sofisticata sovrapposizione di messaggi di propaganda con segnali digitali decodificabili solo attraverso appositi software. Anche in questo caso è difficile pensare a una operazione improvvisata, anche se non è difficile ipotizzare che qualche “imitatore” dotato di adeguata strumentazione si sia inserito in questa vicenda. Che queste azioni arrechino effettive difficoltà a un collaudato sistema di comunicazione è altamente improbabile, ma l’effetto propaganda che si voleva ottenere è comunque assicurato.
ARMY FM
Come raccontato dal giornalista Nolan Peterson che ha realizzato un reportage molto esaustivo sugli eventi, nelle fasi iniziali del conflitto nel Donbass i filo russi hanno distrutto la rete di trasmettitori radio presente sul territorio e preso il controllo delle reti di telefonia mobile, conquistando di fatto il monopolio dell’informazione sull’intero comprensorio. Il soldato Oleksandr Bessonov, specialista in telecomunicazioni dell’esercito ucraino, è stato inviato a combattere nella regione del Donbass orientale ed è assurto a notorietà mediatica per aver iniziato una sua personale guerra psicologica attraverso una radio pirata FM assemblata con materiale di fortuna nella città di Marinka dove era stanziata la sua unità di combattimento. L’emittente pirata trasmetteva principalmente musica, ma un suo jingle anti russo ha riscosso un grande successo tra i soldati ucraini contribuendo al morale della truppa e provocando la rabbia dei filo russi sull’altra linea del fronte. Promosso sottotenente, Bessonov lavora attualmente per “Army FM” il network creato dall’esercito ucraino per contrastare la propaganda filo russa nelle zone di guerra. La redazione della radio è ubicata presso l’ex quartier generale dell’Armata Rossa a Kiev mentre un rete di 28 trasmettitori copre le regioni orientali dell’Ucraina in prossimità dell’area di crisi.Nel dicembre dello scorso anno sono stati anche effettuati dei test di trasmissione in onde medie sulla frequenza di 810 KHz con un trasmettitore di soli 10 KW dalla città di Himyc ma attualmente questa frequenza risulta inattiva. Accanto a questo network le autorità ucraine sono impegnate nella ricostruzione delle infrastrutture destinate alle telecomunicazioni distrutte e al contrasto diretto della propaganda russa nella regione.
La Moldova è una sorta di prolungamento della Romania verso est. Gran parte della popolazione è di lingua romena tranne la parte orientale ai confini con l’Ucraina, la Transnistria, dove si parla russo ed è di fatto un protettorato di Mosca. Anche da queste parti poco dopo la fine dell’URSS si è combattuta una guerra per il possesso della regione conclusasi con una autoproclamata indipendenza non riconosciuta da nessuno e il controllo effettivo della regione da parte di Mosca. Un’altra spina nel fianco, questa volta sul confine occidentale, per l’Ucraina. Su questa striscia di terra, nel sito di Grigoriupol/Maiac, sul finire degli anni 60, l’Unione Sovietica iniziò la costruzione di una potente stazione radio destinata alla propaganda verso i paesi occidentali. Il sito trasmittente è ancora li e nel 2007 la Repubblica Moldava di Pridniestrov, questo il nome ufficiale che si sono dati, ha venduto il sito alla compagnia statale russa “Russian Television and Radio Broadcasting Network”. La compagnia affitta i trasmettitori a grandi broadcasters internazionali come Trans World Radio Europe che utilizza i 999 KHz con 500 KW e il trasmettitore “monstre” di 1000 KW sui 1548 KHz. Dismessa l’intera rete di trasmettitori in onde medie e corte su tutto il territorio nazionale, la Federazione Russa ha affidato al network filo governativo Vesti FM il compito di rappresentare le proprie istanze e la propria propaganda anche attraverso le onde medie utilizzando i trasmettitori di Grigoriupol/Maiac. Il network ha iniziato a trasmettere sull’onda media di 1413 KHz con 500 KW di potenza a partire dal 2014, non molto tempo prima dell’inizio della crisi ucraina. Questa stazione consente di coprire agevolmente non solo l’Ucraina ma anche una buona parte dell’Europa orientale e occidentale e costituisce una formidabile arma di propaganda filo russa.
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