Agli inizi degli anni 60 il fenomeno dell'analfabetismo interessava ancora l'8,3% della popolazione italiana. Nelle aree economicamente meno sviluppate del Paese questa percentuale era molto più consistente. La TV pubblica che aveva mosso i suoi primi passi solo pochi anni prima, in collaborazione col Ministero della Pubblica istruzione, si fece promotrice di importanti iniziative di scuola a distanza. "Telescuola", andata in onda dal 1958 al 1966, fu la prima trasmissione destinata a questo scopo. Il programma era destinato a far terminare il ciclo di studi obbligatori ad alunni residenti in località dove non esistevano scuole, ma il programma destinato a cambiare l'approccio degli italiani all'istruzione e all'alfabetizzazione e poi diventato un'icona della programmazione televisiva del nostro Paese fu "Non è mai troppo tardi".
La sera del 15 Novembre 1960 dagli schermi del "Programma Nazionale" della RAI un maestro fino ad allora conosciuto solo in ambito educativo e pedagogico e a livello editoriale con la pubblicazione di "Orzowei", il libro italiano più tradotto nel mondo dopo Pinocchio, "bucò" letteralmente gli schermi televisivi diventando una presenza fissa nelle case di tanti italiani che in numero sempre maggiore potevano permettersi in casa un apparecchio televisivo. Quel maestro era Alberto Manzi, romano, nato nella capitale il 3 novembre 1924.
Di famiglia antifascista, il giovane Manzi dopo gli studi magistrali ignora il richiamo alle armi della Repubblica di Salò, trova rifugio presso l'Ordine Militare di Malta e nel 1944 si arruola volontario nella Brigata San Marco e viene aggregato all'VIII Armata Britannica. Nel dopoguerra inizia il suo lavoro di insegnante accettando il posto, rifiutato da diversi suoi colleghi, presso il carcere "Aristide Gabelli" dove si fa notare per l'originalità e gli ottimi risultati del suo metodo di insegnamento. Negli anni '50 inizia anche la sua attività di scrittore con una fortunata serie di romanzi che gli danno notorietà in Italia e all'estro. Sempre in questo periodo si distingue nelle attività educative in America Latina e collabora con Gianni Rodari e lo scrittore Jacovitti.
Per ricordare il centenario della nascita Poste Italiane ha emesso un francobollo e un folder commemorativo con la collaborazione del Centro Alberto Manzi di Bologna che custodisce la corposa eredità di lavori e documentazione del Maestro. Il francobollo tirato in 250.020 esemplari riproduce una celebre fotografia di Alberto Manzi, fatta da Paolo Mazzoli, presa di profilo mentre segue i suoi alunni nel corso di una lezione, accanto al disegno stilizzato di un'antenna televisiva, mentre in basso è riprodotta la stilizzazione di un ricevitore TV d'epoca. Completano il folder la quartina del francobollo di fascia tariffaria B, una cartolina filatelica con apparecchio TV e la busta primo giorno d'emissione con il logo del Centro Alberto Manzi di Bologna.
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