I radioascoltatori più attempati potranno ricordare con nostalgia i bei tempi andati, quando sulle bande tropicali si potevano ascoltare stazioni locali africane, asiatiche e latino americane, i nuovi potranno farsi un'idea della radiodiffusione d'antan e confrontarla con il triste stato attuale. In entrambi i casi vale la pena di spendere un po' del proprio tempo per leggere questo lungo articolo scritto quasi 30 anni fa dal dx-er vercellese Roberto Pavanello e pubblicato dalla rivista tecnica CQ Elettronica, a suo tempo ben conosciuta da tutti gli appassionati del settore .
Alcuni giorni fa è stato lo stesso autore dell'articolo a ritrovare casualmente questo articolo e darne diffusione.
La rivista CQ Elettronica è stata pubblicata in Italia a partire dal 1969 ed è stata in edicola fino al 2013. Per tutti questi anni la pubblicazione è stata un punto di riferimento essenziale sia per gli appassionati che per i professionisti dell'elettronica. Anche gli appassionati di radioascolto potevano trovare pubblicati articoli di carattere teorico e pratico su questo hobby.
Ripartizione delle frequenze sotto i 5 MHz:
90 m | 3 200–3 400 kHz | Banda tropicale. |
75 m | 3 900–4 000 kHz | Usata soprattutto nell'emisfero orientale. Condivisa con la banda amatoriale americana degli 80 metri. |
60 m | 4 750–5 060 kHz | Banda tropicale, buona propagazione notturna. Segnali orari sui 5 000 kHz. |
Purtroppo sono anni che su queste frequenze si ascoltano sempre meno stazioni. Gran parte dei broadcaster locali ormai preferiscono utilizzare la banda FM e il web streaming ha assestato il colpo del KO definitivo. GIà nel 2008 il dx-er Andrea Lawendel scriveva sul suo blog:
08 agosto 2008
Necrologio per le bande tropicali
Le bande tropicali delle onde corte hanno raggiunto il livello del coma vigile ma irreversibile. Sull'ottimo blog di Gayle Van Horn è stato pubblicato il consuntivo che ogni anno Anker Petersen, editor del Domestic band Survey del Danish Shortwave Club International, realizza per il suo lavoro di estensore della lista dei servizi radiofonici interni che ancora utilizzano le onde corte.
Sulle frequenze comprese tra 2.200 e 5.800 kHz, la moria di stazioni ha ormai superato il punto di non ritorno e in pochi anni, se i trend restano gli stessi (e non si vedono segni di inversione), nelle bande tropicali non si ascolterà più nulla. Ecco lo schema sintetico del censimento realizzato da Anker. In certe regioni i dati sono impressionanti. Nella regione nordoccidentale del Sud America (Colombia e Venezuela, tanto per intendersi) le stazioni attive sono rimaste 3 contro le 98 del 1973 (in pratica quando cominciavo ad ascoltare io). Resistono le regioni dell'Asia Pacifico, ma solo a stento.
Sulle frequenze comprese tra 2.200 e 5.800 kHz, la moria di stazioni ha ormai superato il punto di non ritorno e in pochi anni, se i trend restano gli stessi (e non si vedono segni di inversione), nelle bande tropicali non si ascolterà più nulla. Ecco lo schema sintetico del censimento realizzato da Anker. In certe regioni i dati sono impressionanti. Nella regione nordoccidentale del Sud America (Colombia e Venezuela, tanto per intendersi) le stazioni attive sono rimaste 3 contro le 98 del 1973 (in pratica quando cominciavo ad ascoltare io). Resistono le regioni dell'Asia Pacifico, ma solo a stento.
Older radio listeners will be able to remember the good old days with nostalgia, when African, Asian and Latin American local stations could be heard on the tropical bands, the new ones will be able to get an idea of the radio broadcasting in the past and compare it with the sad current state. In both cases it is worth spending some time to read this long article written almost 30 years ago by the Vercelli dx-er Roberto Pavanello and published by the technical magazine CQ Elettronica, well known by all fans of the time. sector.A few days ago it was the author of the article who accidentally found this article and disseminated it. The CQ Elettronica magazine was published in Italy from 1969 and was on newsstands until 2013. For all these years the publication has been an essential reference point for both enthusiasts and electronics professionals. Even radio listening enthusiasts could find theoretical and practical articles published on this hobby.Unfortunately, there have been fewer and fewer stations on these frequencies for years. Most local broadcasters now prefer to use the FM band and web streaming has dealt the blow of the definitive KO. ALREADY in 2008 the dx-er Andrea Lawendel wrote on his blog:08 August 2008Obituary for tropical bandsThe tropical shortwave bands have reached the level of watchful but irreversible coma. On the excellent blog by Gayle Van Horn, the report published every year by Anker Petersen, editor of the Domestic Short Survey of the Danish Shortwave Club International, has been published for his work as an extender of the list of internal radio services that still use shortwaves.On frequencies between 2,200 and 5,800 kHz, the death of stations has now passed the point of no return and in a few years, if the trends remain the same (and no signs of inversion are seen), in tropical bands nothing will be heard . Here is the synthetic scheme of the census carried out by Anker. In some regions the data is impressive. In the north-western region of South America (Colombia and Venezuela, so to speak) there were 3 active stations against 98 in 1973 (in practice when I started listening). The regions of Asia Pacific resist, but only with difficulty.
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